Altre liti con Nocco

Nell’agosto del 1728, Bartolomeo Diana “sindico procuratore” e Michelangelo Dotti, “sindico di ruota” (cioè di turno), inviano al podestà di Lesa, Livio Viani, un memoriale riguardante la vecchia questione del ponte sull’Erno. Gignese ricorda come da tempo immemorabile i nocchesi si siano sempre serviti, per recarsi nei prati e boschi dell’ Agogna, del ponte sull’Erno in territorio di Gignese. Questo ponte, che prima era Costruito in sassi, “come ne è commune voce“. è ora fatto di travi che sostengono le assi, e poggiato su fascine, “che esposte all’ acqua marciscono da sé“; di modo tale che la sua manutenzione richiede continue spese, ripartite tra la comunità di Gignese per due terzi, e quella di Nocco per il rimanente. Tali lavori hanno pur sempre però carattere provvisorio, e non servono ad eliminare H. pericoli, tant’è che nel 1724 “precipitarono dal ponte due bestie, cioè vacche, altra delle quali trasportata dal fiume si trovò morta verso Brovello, e l’altra al ponte di Lesa; anzi del presente anno, nel mese di maggio, passandovi alcuni pellegrini, ve ne cadde uno, non senza grave pericolo notoria”“Per ovviare tanti pericoli d’omini, armenti e robbe”. -. gignesini sono dell’avviso he occorrerebbe ricostruire il ponte in sassi e calcina”, come già lo era in passato; e l’occasione sarebbe propizia, visto “‘che si ritrovano fabrica, che servivano già pronti varii legnami necessarii per tal per la fabrica della chiesa di Gignese”, legnami ‘volgarmente chiamati centoni” (= grosse centine). A sollecitare tale ricostruzione contribuiscono anche le lamentele avanzate “da mercanti che tragittano da quel ponte le loro mercanzie”, come ad esempio “l’obligazione fatta da mercanti Branzini di Stresa’. Per tutti questi motivi la comunità di Gignese aveva sollecitato quella di Nocco ad intervenire con la quota ad essa spettante; maquella “ha sempre negligentato, e tuttavia va negligentando”, così da indurre Gignese a richiedere l’intervento del pretore. Il Viani, in data 16 agosto, inviava a Nocco un “publico fante” per ingiungere ai reggenti della comunità di presentarsi a Lesa onde provvedere alla ricostruzione del ponte. La questione si protrasse per qualche tempo; il 1° agosto 1729 lo stesso Viani ordinava che il ponte fosse rifatto in “pietra viva, con suo arco, con le sponde da una parte all’altra, in quel sito che dal giuditio di mastro Giovanni Antonio Sirone sarà parso più approposito, di larghezza e longhezza a giuditio sodetto”. La comunità di Nocco doveva contribuire alla ricostruzione con 84 lire, metà da pagarsi subito e l’altra metà alla costruzione delle sponde. Infine, “se col tempo a venire, 0 per inondatione di aque o per qualsivoglia accidente meritasse qualche riparo, tanto di sotto o al piede come di sopra, questo si debba fare a spese comuni; cioè per due parti alla communità di Gignese per l’altra terza parte alla com- munità di Noco, in tutto però come si è pratticato per il passato”. Per quanto riguarda la riparazione delle strade si fa riferimento ad una precedente convenzione, che non conosciamo, ma rimasta lettera morta; poiché nel 1742, necessitando lavori di riparazione ‘della strada passato il ponta sul fume Erno, vicino al Cantonazzo”, davanti al Pretore i gignesini pretendevano che Nocco contribuisse alle riparazioni. Il pretore proponeva “che per parte di quelli di Noco si dassero quatro giornate e dalla communità Gignese si dassero otto giornate; e che fu risposto che nè dodici giornate, nè dodici lire bastavano alla restaurazione di detta strada habile a potervi passare il barozzo carico”. Si  fecero avanti allora il sindaco di Nocco, Stefano Ricardi, disposto “a restaurare a sue spese la detta strada sin tanto sii condotto a casa tutto il fieno magro de particolari di Gignese che si ritrova di là della detta strada”, se i gignesini gli avessero dato 10 lire imperiali. L’offerta fu giudicata conveniente e Gignese accettò.

I lavori però furono certo fatti in economia, visto che l’anno seguente, 1743 si era ancora in lite ‘per l’accomodamento della strada del ponte sopra l’Erno che va alla Gogna” Le due comunità si fece rivolsero allora al conte Borromeo, il quale fece sapere al podestà di Lesa che avrebbe trattato la cosa al suo ritorno al lago. Bisognava quindi attendere  fino all’autunno seguente; ma “necessitando detta strada instantanea providenza” intervennero… provvidenzialmente, il prete Pietro Antonio Filippetti, curato di Villalesa, e Giovanni Rosa di Nocco, quali si offrirono di concorrere, ciascuno per metà della spesa, alla riparazione della strada. 

Nell’autunno del 1768, la piena dell’Erno danneggiò il ponte, e fu di nuovo lite. Questa volta Gignese, il quale sosteneva che strada e ponte servivano più ai nocchesi che ai gignesini, volevano che Nocco contribuisse per metà alle spese. La questione fu portata, l’aprile seguente, al vice intendente Povia; ma ‘non risultante della precisa qualità della strada, se reale, pubblica 0 privata”, e non sapendosi quindi “ a chi spetti la spesa, quando fosse reale o pubblica, se alla provincia in complesso o pure alle rispettive giurisdizioni della medesima, carico di ciascuna comunità in particolare… perciò, per providenza interinale e senza tratto di conseguenza”, ordinò la riparazione del ponte a spese per due terzi della comunità di Gignese e per un terzo di quella di Nocco. In quello stesso anno 1769, il sindaco Antonio Colla scriveva al Povia: ‘Fu obbligata la comunità di Gignese sofrire in quest’anno diverse spese straordinarie per la fabrica del ponte sul fume Erno, ristaurazione di strade, e per mantenere le guardie a difesa de ladri: che però per pagare le medeme sarebbe tenuta ad  imporre una taglia focolare molto gravosa e principalmente   per le povere numerose famiglie, le quali per essere state abbattute da forte tempesta, a gran stento potrebbero soccombere al pagamento di dette spese”. Il sindaco chiedeva quindi il permesso l’aiuto per poter riscuotere due capitali della comunità: uno di 200 lire contro Francesco Colla, e l’altro di 75 lire contro Giovanni Giacomo Calandra di Carpugnino. Il vice intendente approvò.
Che le condizioni economiche di testimoniato anche Gignese non fossero brillanti è da una patetica supplica rivolta dai “sindaci e reggenti” al conte Carlo Borromeo nel 1786.  Si ricorda che “esendo sempre stato  e posesso antico della  comunità et huomini di Gignesio d’andare a pascolare, legnamare a  stramare nelli boschi della comunità do Nocho, hanno  sempre seguitato così, a contemplazione di che, la comunità di Gignesio è sempre andata permettendo che passasse per la terra stessa e territorio di Gignesio la vacareccia di Nocho.
E sopra di ciò vi era una scritura vecchia di conventione che, come disse il notaio Calandra, in casa del quale si trovava detta scrittura, alla presenza di V.E, SI è persa. E sapendo  quelli di Nocho che si era smarita detta scrittura, hanno l’anno passato cominciato metersi in pretentione che li di  Gignesio non andassero più a far pascolare, legnamare e stramare sopra quello di Nocho, pretendendo però di seguitare il pasaggio con la vacareccia  per la  terra di Gignesio“. I conte  prosegue la supplica, prima di partire dall’Isola Bella aveva ordinato alle due comunità “che asolutamente ogni uno dovesse stare sopra il suo, nè dovesse far lite, sin tanto fosse ritornato fuori all’ Isabella; e li supplicanti, per obedire alli comandi tanto espressi del suo padrone” avevano sempre obbedito, al contrario quelli  Nocco.  “Di più la comunità di Nocho ha anco mosso lite contro quella di Gignesio,  quale è stata necesitata far molte spese per difendersi; inoltre l¡ particolari di Gignesio hanno molti lochi, cioè vigne prati nel territorio  di Nocho, quali vengono molto danegiati in più modi da quelli  di Nocho, e con dificoltà ponno far dette vigne”. Gignese chiedeva quindi giustizia. Il conte rispose  dando ordine al dr. Prandina di andare sul luogo e cercare di aggiustare amichevolmente la controversia, “dandoci di sindaco Antonio Colla scriveva al tutto distinta relazione”.

Testi e foto tratti dal libro “Leggende, memorie storiche, aspetti passati e attuali di un piccolo Comune di montagna” Agosto 1981