Censimento del 1848
Dopo quello del 1839, il secondo censimento del Regno Sardo è del 1848. Questo importante documento ci permette di cogliere la comunità di Gignese in un periodo di profonda trasformazione. Il censimento riguarda 60 case e 96 famiglie, per un totale di 465 persone. Colpisce particolarmente il basso grado d’istruzione: 294 sono gli analfabeti, contro 133 persone che sanno leggere e scrivere e 38 che sanno soltanto leggere. L’istruzione è affidata al cappellano. Accanto ai vecchi casati Gignesini, come i Molinari, Martellini, Martinetti, Dotti, Righini, Ambrosini e libertini, che da soli costituiscono la metà dell’intera popolazione, compaiono nomi nuovi, alcuni dei quali presenti ancor oggi: Schiavazzi, Ricardi, Francinetti, Cariola, Ferri, Bartoli e Coppa.
Andrea Francinetti, proveniente da Brovello, forse dopo il tragico incendio del 1779, e il figlio Giovanni affrescarono con santi e Madonne le case e le allora numerosissime piccole cappelle di tutto il Vergante. Di Andrea sono gli affreschi del portico di S. Maurizio e quelli di S. Rocco a Gignese, del S. Salvatore di Massino e di molte altre chiese. La sua opera fu richiesta anche dai Borromeo per lavori all’Isola Bella. « L’arte non li fé ricchi e celebri, ma la fede e la pietà li cosparge defunti del fiore memore della riconoscenza » (d. Picena).
Elevato è il numero degli emigranti: 60. L’emigrazione stagionale durava da febbraio-marzo fino a dicembre, ed aveva per méta, oltre le provincie di Milano, Torino, Vercelli, anche l’Ossola, la Savoia, la Svizzera e la Francia. L’unico oste lavorava a Torino; il cameriere in Francia. I militari in attività di servizio sono 8, e non è da escludere che qualcuno di essi, inquadrato nell’esercito piemontese, stesse combattendo contro le truppe di Radetzky. Gli addetti alle varie attività sono così ripartiti: Contadini 160; Cavagnari 29; Calzolai 24; Ombrellai 18; Lattai 10; Tessitori 7; Falegnami e Domestiche 6; Fabbri ferrai 5; Negozianti, Mugnai, Sedazzari e Muratori 4; Sacerdoti 2, più il parroco; Feltrai 3; Conciatori, Sarti, Possidenti e Pittori 2; Pizzicagnoli, Stagninari, Zebrai, Osti e Camerieri 1; infine è segnalata 1 inferma.
Riguardo a queste attività va precisato che cavagnaro è colui che fabbrica i cesti, panieri (cavagn)\ lattaio chi lavora la latta; sedazzaro chi fa i setacci; zebrato i recipienti in legno (zevar); stagninaro chi lavora lo stagno; feltraio, il peltro.
Nel censimento del 1901, il numero degli abitanti scende a 345, così suddivisi: maschi 152, femmine 193. Presenze abituali 293, occasionali 10, assenti 39, all’estero 3 .
Scriveva d. Picena: « L’emigrazione è venuta man mano accentuandosi dopo la fortuna invidiata raggiunta nell’arte ombrellaia dalle famiglie Gilardini, Righini, così che ora il paese può dirsi in vero decrescimento; ne fanno fede gli ultimi censimenti. Né il forestiero che v’entra basta a coprire i vuoti di chi emigra, anzi il vero Gignese fra non molti anni non esisterà più, e la campagna… languisce povera, senza braccia sufficienti alla coltivazione. L’idea nova entrata o per parte del forestiero o dell’emigrante o non so donde, se giovò al progresso materiale, portò scapito al sentimento religioso, nonché ai sereni costumi patriarcali, di cui Dante tessè le lodi e noi oggi invano il rivivere sospiriamo. Ormai del montanino qui più nulla, neppur le forze delle membra e la vigoria maschile del sangue, il quale in genere,

Si trova nel cortile della ex casa Zannone; la donna pare sia l'Ernesta, sorella della Carola Strola; chi può ricordare il bambino seduto per terra. Forse il Trobul?
bisogna confessarlo, è debole… Pel progresso materiale Gignese avanzò tutti i paesi del dintorno ».
E’ qui messa a fuoco la contrapposizione che ha cambiato il volto di Gignese: crisi dell’agricoltura in favore del turismo e del commercio; sostituzione degli antichi casati gignesini con nuove famiglie immigrate. Nella seconda metà del secolo arrivano: Aceti (Invorio Inf.); Motta (Brovello); Allesina, Basalini, Ceresa, Lillà, Strola (Sovazza); Battilotti, De Gaudenzi (Armeno); Anghini (Crusinallo); Riccardi (Nocco); Jacazzi (Pisano); Ranisi (Milano); Malandrà (Cameriano) e Moretti (Lesa).
A cavallo tra l’8OO e il ‘900, per i lavori alla miniera Agogna e Motto Piombino minatori provenienti da varie regioni si stabiliscono a Gignese: Toma, De Gaudenzi e Erba (Sovazza); Pagliai (Pistoia); Andreani (Como); Bado e Giop (Belluno); Ricci (Modena); Tamburini (Castelletto T.); Calligaro (Cadere); Tozzi (Nocco); Tabarin! (Tapigliano).
Testi e foto tratti dal libro “Leggende, memorie storiche, aspetti passati e attuali di un piccolo Comune di montagna” Agosto 1981