Gignese: i miei ricordi!

Sono davanti a quella distesa verde azzurro che è il mare, ed il mio pensiero vola ai monti che ho lasciato da poco. Vedere quelle cime aguzze cariche di neve, quel lago azzurro con le isole mi ha sempre affascinata. Sento di amare quel paesaggio, la terra dei miei genitori; e da settant’anni, appena la temperatura lo permette, a maggio torno al mio Gignese.
Ricordo le stradine sassose. Le fontanelle dove ci si dissetava e il cui zampillo era sempre fresco e scrosciante. Rivedo i carri pieni di fieno su cui emergeva il Geni con la sua falce a tracolla, con il suo sorriso strampalato ma innocuo. Le strade fuori paese polverose, dove si incontravano grasse vacche pezzate, munite di un campanaccio il cui tintinnio annunciava il loro passaggio.
C’era quel simpatico trenino giallo, teatro di cori improvvisati da noi passeggeri, con un divertimento superiore ad un viaggio su un treno di lusso. L’emblema delle paesane era il fazzoletto nero legato dietro alla nuca, un viso rugoso arso dal sole. Tali erano la Carolina, la Caterina e l’Emilia, che parlavano in dialetto gignesino ed erano brave a mungere le vacche e a lavare i panni alla Fiumetta. Quando arrivavamo in stazione a Stresa, c’era l’Adelino che ci attendeva per caricare i bagagli sull’auto del Caielli che ci portava su a casa. Che bello! La prima uscita era andare al negozio della Santini per comperare la fatidica gerla e l’acchiappa farfalle, oggetti che non c’erano in città, ma che usati a Gignese mi facevano tanto sentire “Alice nel paese delle meraviglie”. C’era il nostro don Prandi, con un viso dolce ed aperto che mi sembrava Don Bosco, e con la sua tonaca piena di “padelle” o macchie di unto.
Il saluto tra coloro che avevano origini gignesine e ombrellaie, era “alegar”, parola che esprimeva affetto e piacere di incontrarsi, per una partita di bocce al “Due Riviere”. Altro che Bowling!!! Un altro flash ricorrente è l’arrivo mattutino delle alpigiane che offrivano latte e frutta fresca: questo commercio spicciolo mi incuriosiva.
Oggi Gignese è cambiato sotto tutti gli aspetti, però, anche per una non più giovanissima, ha sempre l’agreste fascino di un tempo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                              Dina Ambrosini

Da Genesium 2006.